giovedì 19 febbraio 2009

Le grotte Chagga

In tempi remoti arrivarono e si stabilirono nella regione del Kilimanjaro delle popolazioni di cacciatori raccoglitori provenienti dall'Etiopia. Questo gruppo etnico si chiamava (ma i loro antenati ancora abitano questa regione) Chagga. I Chagga vivevano tradizionalmente di agricoltura ed allevamento; le loro abitazioni erano costruite con pali legati insieme da fibre naturali e venivano ricoperte con foglie di banano.
Intorno ai primi anni del 1900 la zona del Kilimangiaro subì le incursioni dei Masai, popolazione nomade pastorale un tempo bellicosa e dedita a scorribande finalizzate ad impadronirsi del bestiame di altri popoli.
In effetti ancora oggi, durante le annate particolarmente siccitose, essi sono costretti a muoversi dalle zone dove vivono per spostarsi alla ricerca di pascoli produttivi per il loro bestiame. In Tanzania tutti sanno che durante quei periodi non si deve lasciare nessun capo incustodito, perché i Masai se ne impossesserebbero immediatamente; a quel punto poi sarebbe molto pericoloso chiederne la restituzione.

All'inizio del ventesimo secolo non si trattò solo di qualche scorribanda; infatti le popolazioni che abitano le pendici del Kilimanjaro parlano di una vera e propria "guerra" con i Masai.
Essendo più deboli in virtù della minore prestanza fisica, i Chagga decisero di scavare grotte e tunnel sotterranei dove nascondere le famiglie ed il bestiame durante gli scontri con i Masai. Questi nascondigli venivano chiamati "mreshi" ed erano opere civili imponenti, se si pensa che venivano realizzati con la sola forza delle braccia. Queste grotte, scavate nel terreno e attraverso strati rocciosi, sono state realizzate con grande mestria, tanto che dopo cento anni i soffitti non hanno subito crolli. Al loro interno venivano costruiti veri e propri recinti per il bestiame e venivano stivate legna, cibo, acqua, e tutto il necessario per permanenze sotterranee di molti giorni.


Durante le lotte gli ingressi venivano coperti con rami e fogliame e venivano sorvegliati da sentinelle (kisoki), che avevano l'ordine di uccidere a vista chiunque oltrepassasse un segnale in pietra posto nelle vicinanze della grotta. Per aumentare la sicurezza dei nascondigli, lungo tutto lo sviluppo dei tunnel vennero scavate nicchie che servivano a nascondere altre guardie armate.
Si dice che questi tunnel fossero lunghi molti chilometri e che avessero diverse entrate nascoste.
Nessuno le ha mai esplorate completamente, anche se le guide locali che conducono i turisti al loro interno si spingono sempre più in profondità senza essere mai giunte, finora, alla fine.


In epoche più recenti sono state quasi tutte chiuse perchè pericolose per i bambini; ci sono stati episodi infatti di bambini che, avventuratisi al loro interno, non hanno saputo più ritrovare la strada per uscirne. Ad oggi ne sono rimaste due, di cui soltanto una è accessibile ai turisti. Purtroppo il susseguirsi delle stagioni delle piogge le sta progressivamente occludendo a causa del fango che vi fluisce. In molti punti infatti per passare è necessario procedere a gattoni, mentre quando furono costruite permettevano il passaggio di un uomo adulto in piedi.
La visita delle grotte è inserita in un interessantissimo programma culturale che offre diverse opzioni. Si tratta di turismo alternativo, gestito dalla comunità locale ed estremamente economico. Altamente consigliato per la suggestiva ambientazione (proprio sotto al Kilimanjaro) e per la qualità del servizio offerto.
M.L.

Per informazioni:
http://www.kahawashamba.co.tz/
kncutourism@kilinet.co.tz