domenica 26 dicembre 2010

Storia di Ordinaria Povertà

Qualche giorno fa Joseph è entrato in ufficio con un po’ di titubanza per parlarmi del problema di un suo compagno ma, trovata l’atmosfera adatta ha cominciato a raccontarmi la sua storia. E’ nato in una famiglia abbastanza benestante e i primissimi anni della sua fanciullezza sono trascorsi nella pace. Il padre aveva un lavoro ben retribuito, la mamma coltivava i campi. Erano 4 fratelli di cui lui era il maggiore. Purtroppo questa situazione ha cominciato a cambiare quando il padre si è lasciato coinvolgere da un compagno di lavoro in un affare losco, si è dato all’alcool e alle donne. Tornava a casa solamente per lasciare qualche soldo per i figli Un giorno il datore di lavoro scoprì di essere stato derubato da lui e i suoi compagni; lo portò in un luogo di stregoneria ed egli ritornò a casa irriconoscibile. Joseph piange quando spiega lo shock che ha avuto nel vedere suo padre così cambiato: urlava, batteva sua mamma e suoi fratelli. Lui, il più grande, scappò dalla paura e andò a vivere dalla nonna. Un giorno il padre, in preda alla follia, afferrò il figlio più piccolo, di circa 5 anni, lo picchiò e lo trascinò nel bosco. Camminarono per lunghe ore. Il padre sempre più furioso entrò in una casa di un villaggio lontano: cominciò ad imprecare dicendo che voleva le sue mucche e capre. Gli abitanti della casa spaventati presero bastoni per difendersi e lo malmenarono fino a rompergli le gambe. Poi lo lasciarono nel bosco. Il bambino vagò per un po’, e poi cadde sfinito nel bosco lontano dal padre.


Qualche passante riconobbe il padre e portò la notizia alla famiglia che lo venne a prendere e riportare a casa. Quando lo videro, la mamma e i fratelli disperati gli chiesero dove aveva lasciato il piccolo. Egli, ritornato in sé, indicò il luogo. Joseph e la mamma corsero a cercare il piccolo.

A questo punto del racconto Joseph fa grande fatica a continuare: e’ sopraffatto dal dolore. Descrive suo fratellino con tanto amore: era bello, sano, allegro e intelligente. Lo abbiamo trovato riverso al suolo, morto. Le formiche legionarie, le siafu, ne avevano divorato i visceri.


Joseph dice con forza: “sister, quel giorno ho cominciato a odiare mio padre: per me lui era solo un animale della terra, di quelli che mangiano animali sotto terra. La mamma ha dovuto vendere tutti i nostri beni per pagare i debiti di mio padre. Siamo rimasti perfino senza casa. Mi sono ammalato e mi hanno portato nell’ospedale della città’. Lì il Signore mi aspettava per salvarmi. Una missionaria della Consolata che visitava gli ammalati mi ha visto in pericolo di morte e mi ha battezzato….Io sono sicuro che la Grazia di Gesù mi ha conquistato; tornato a casa ho cominciato a pregare e pian piano ho trovato la forza di perdonare mio padre e di insegnargli la Parola di Dio. Poi, dopo alcuni anni, finito le elementari desideravo tanto proseguire gli studi ma mia madre, molto ammalata, non poteva pagare le spese. Sono andato in città a cercare lavoro e qui un’altra missionaria della Consolata e’ stato lo strumento di Dio per darmi consolazione e speranza. Ella mi ha offerto di venire in questo Centro dove oggi sto bene perché qui c’é pace, bontà e lo studio mi apre un mondo che non conoscevo. Ho anche la possibilità di aiutare con la preghiera e il consiglio i miei compagni provati come me da esperienze tristi”.

Nel Centro Joseph è davvero una presenza buona, positiva e anche coraggiosa. E’ forte con i compagni che non fanno bene, li accompagna e se vede che le fanno troppo grosse ce li indica perché noi possiamo prendere i provvedimenti necessari per aiutarli a cambiare. Ne ha già salvati alcuni da comportamenti che avrebbero potuto portare serie conseguenze alla loro giovane vita.


Mi dice anche che sovente pensa con preoccupazione alla mamma, molto ammalata, che si trascina nel campo per coltivare un po’ di granoturco e verdure per tirare avanti e nutrire il padre disabile e i due figli che frequentano ancora la scuola. Joseph, quando trova un po’ di tempo libero dagli impegni del Centro, coltiva un campicello e ne vende il raccolto per pagare le spese di studio del fratello che frequenta le secondarie.


Quest’anno Joseph finisce la quarta classe e lascerà il Centro.

Questa testimonianza è stata raccolta da Suor Zita del centro di formazione secondaria "Nyota ya Asubuhi" di Ilamba.