venerdì 5 maggio 2017

Maschere Africane

La tradizione di produrre e indossare maschere era un tempo molto radicata presso numerosi gruppi etnici dell'Africa occidentale e centrale (i popoli più propriamente Bantu).
Nell'immaginario occidentale le maschere sono sculture di legno. In realtà più spesso erano completate da fibre vegetali, conchiglie, tessuti. Nella maggioranza dei casi facevano parte di costumi completi che venivano indossati dagli stregoni o dai capi spirituali delle varie tribù nel corso delle cerimonie.
Le maschere rappresentavano gli spiriti o forze della natura e chi le indossava diveniva mediatore tra il mondo degli uomini e quello degli dei e degli spiriti.
Le cerimonie e gli spettacoli in cui venivano utilizzate avevano uno scopo educativo, di intrattenimento, di controllo sociale ed economico, punitivo e di esercizio del potere.
Esse rappresentavano oggetti sacri che venivano custoditi all'interno di luoghi protetti e la loro visione al di fuori della cerimonia era proibita ai non iniziati.
Purtroppo questa tradizione nel corso dei decenni è stata inquinata dal loro utilizzo a fini commerciali e turistici. Gli artigiani hanno cominciato a intagliare modelli di maschere che non hanno alcuna attinenza con i modelli originali con l'obbiettivo di incontrare il gusto dei turisti.
Di seguito riporto una carrellata degli stili più riconoscibili e riconducibili ad un preciso gruppo etnico. Quasi sempre il gruppo etnico non è limitato all'interno dei confini geografici di una nazione, essendo presente in due o più nazioni limitrofe.

Bambara (Mali)


Chokwe (Angola, R.D. del Congo, Zambia)


Dan (Liberia, Costa d'Avorio)


Fang (Camerun)


Igbo (Nigeria)


Luba o Baluba (R.D. del Congo)


Makonde (Mozambico, Tanzania)


Mende (Sierra Leone)


Mossi (Burkina Faso)


Punu o Bapunu (Gabon)


Senufo (Mali, Costa d'Avorio, Burkina Faso)


Songye (R.D. del Congo)


Yaoure (Costa d'Avorio)


Dogon (Mali)

Distribuzione continentale della tradizione di produrre maschere