venerdì 31 agosto 2018

L'Anatra e la Maglietta arancione

Oggi è stata una giornata doppiamente assurda.

Questa mattina siamo andati nello stesso spiazzo dove giovedì c'è il mercato degli zebù. Migliaia di persone cantavano e ballavano in attesa che arrivasse Andry Rajoelina, candidato alle elezioni presidenziali, con il suo elicottero.

Motivo principale per cui io, Anna e Marie Jeanne ci trovassimo lì era ottenere una di quelle fantastiche magliette arancioni con il faccione di Rajoelina, che tanto si portano qui a Tsiro. Il capo della security, in cambio delle magliette, ci ha dato l'incarico di fotografi autorizzati dell'evento: avevamo libero accesso ovunque, incluso il palco.
Così io e Anna siamo stati al fianco di Rajoelina mentre lui faceva il suo energico discorso di propaganda. Avevamo gli occhi di tre mila persone addosso, comprese le telecamere: sintonizzatevi su TV Plus se volete vedere due vazaha ai piedi del futuro presidente del Madagascar.
Oggi pomeriggio sono diventato un uomo adulto: ho ucciso un essere vivente. Non so perché, forse per curiosità, mi sono proposto per sgozzare l'anatra che questa sera mangeremo a cena.

giovedì 30 agosto 2018

Una Coperta di Capelli Nuovi


Sono le 14. Sono comodamente seduta su un grande sasso liscio e piatto nel giardino delle Petit Soeurs Marie Magnificat. Il sole, inizialmente piacevole, è ridondante. Sono immersa nello stato d'animo dell'attesa, suggerito dai frequenti cambi di posizione a cui involontariamente sottopongo il mio corpo. Sembra la mattina di Natale quando, finalmente, intravedo otto piccoli occhietti dalla fessura del grande cancello socchiuso! Eccoli. Sono Mariná, Hasina, Claudie e un bambino che ho deciso di chiamare Martin come risultato dell'assemblaggio dei suoni che percepisco quando sussurra a testa bassa il suo nome. Mariná, Claudie e Martin sono qui solo come accompagnatori: Suor Marie-Jeanne ha convocato solo Hasina. Ha i piedi nudi ma puliti, una gonna di tessuto

martedì 28 agosto 2018

Un bicchiere di latte

Intingo ritmicamente le gallette all'interno dell'acqua calda nella mia tazza bianca, senza manico. Ascolto il suono di questa lingua, incarnato dalle voci corpose di Suor Marie-Jeanne e Suor Benedicte. Una successione di vocali strascicate e consonanti gutturali che si annodano l'una con l'altra e mi trasportano in una dimensione ancestrale. Anche il più banale dei discorsi appare solenne quando non posso comprenderlo. Colgo alcune parole come "rahampitso" che significa domani, qualche numero che probabilmente indica un orario, un paio di nomi di suora. Suor Ernestine termina il suo monologo in

domenica 26 agosto 2018

Una Preghiera di Anime e Corpi

È domenica.
Mi sveglio intontita dopo aver dormito per 10 ore e mezza. È il suono della sveglia del mio cellulare ad interrompere il mio sonno, riportandomi alle mattine invernali fatte di scuola e routine. Ho deciso di indossare la maglia di cotone color panna che termina con un ricamo, perché è domenica. Oggi andremo a messa, tutti insieme con suore e novizie. Come prepararsi per quattro ore di messa in una lingua sconosciuta?
Immagino ore fatte di testa ovattata e aria viziata; al contrario, è stata una mattinata di seta bianca e drappi rossi. La tenda sembra un centrino e oscilla come una pesante bandiera mossa dal venticello che, alle nove del mattino, ancora anima il cielo malgascio. La danza della tenda copre e scopre la

venerdì 24 agosto 2018

Ora sanno chi siamo

Arriviamo al centro di accoglienza di Santa Marta in cui un'atmosfera da savana incornicia il passo strascicato di un uomo sui quaranta con un cappello viola. Sta attraversando un vecchio campo da basket per raggiungere il cancello a cui sono aggrappata con la mano destra. È bastata qualche parola a noi incomprensibile uscita dalla bocca di Suor Marie-Jeanne per essere invitati ad entrare. Otto donne vivono in otto case: una casa è una stanza fatta di pietra e stoffa. Sono sole, con un figlio da crescere, gli studi da finire e un lavoro da imparare. Vivono gratuitamente nel centro di Santa Marta grazie ai soldi della diocesi. Ho conosciuto Larissa, la ragazza della penultima casa con la tenda di fiorellini
celesti shabby chic, ma ciò che è davvero chic è la compostezza di Larissa. Il suo viso disteso trasporta un sorriso di convenzione mentre si allontana dall'uscio per presentarci sua figlia Graziá, con il vestito bianco e giallo e un braccialetto di fettuccia e bottone. Graziá è seduta in braccio ad una bimba più grande appoggiata ad una colonna. Quando allungo verso di lei il mio indice bianco che termina con l'unghia rossa di sabbia, vengo sfiorata dal dorso della sua manina piccola. Tornando verso il campo da basket vedo la

giovedì 23 agosto 2018

Camina! Camina ! Camina !

23-08-18

C'era uno spiazzo enorme con una recinzione in ferro e cemento. Ovunque stavano mandrie di zebù. Neri, marroni, bianchi, pezzati. Alcuni avevano delle corna veramente imponenti. Quando si allontanavano dal loro gruppo, venivano colpite con fruste e bastoni.
Le persone erano ancora di più degli zebù, Tutti a comprare o vendere. Giovedì a Tsiroanomandidy è la giornata del mercato degli zebù.
Ho fatto delle gran foto, ne sono contento. Un forte ringraziamento va al mitico Salgado.
Una donna insisteva per salutarmi: uno, due, tre, quattro baci... non la finiva più. Poi mi ha annusato la mano. Un vecchio poco lontano mi fece capire che quella donna era ubriaca.
Per strada ci siamo fermati a fare merenda con i Mufukasi. In realtà non ricordo come si chiamino esattamente. Comunque sono delle polpette di riso fritte, molto dolci, una specie di pancake. Li adoro.

Suore Marie ci ha fatto una sorpresa: ci ha portati sul tetto della cattedrale. Dopo una lunga e stretta

Sulla via del ritorno


Stiamo aspettando tutti insieme di andare verso l’aeroporto e ripensando agli intensi giorni precedenti, fatti prevalentemente di viaggio in autobus, vorremmo rendervi partecipi delle nostre ultime impressioni.

Il nostro ultimo giorno a Bomalang’ombe siamo stati invitati nella scuola primaria di Mwanzala, inaugurata l’anno scorso dall’associazione VolontariA insieme al clan del Forlì 6. I calorosi discorsi di ringraziamento e benvenuto, da parte della preside e dei numerosi bambini presenti, ci hanno fatto riflettere sulla ragione per cui abbiamo deciso di fare questa esperienza e così ci siamo accorti che la nostra presenza, per quanto breve, ha lasciato un segno, non solo in loro ma anche in noi.

Ognuno di noi torna a casa con riflessioni differenti,  con il ricordo di una nuova terra e di un’esperienza che ci ha arricchiti anche come comunità.

Ci teniamo che la nostra esperienza venga raccontata in modo più diretto e personale una volta tornati, vi terremo aggiornati, perché il nostro racconto non è finito qua.

Tra riso e risi vi salutiamoooooo

“Asante sana”  Tanzania - Clan AliAperte

X Festa delle Culture Africane


martedì 21 agosto 2018

Madeleine

Si chiama Madame Madeleine ma qua è conosciuta come Madame Vazaha (straniera). È belga ma abita a Tsiro da 42 anni. Oggi io e Roberto le abbiamo fatto visita sotto l'attenta guida di Suor Marie-Jeanne. Quando entro in casa scostando la tenda velata bianca mi viene subito in mente la tavernetta di mia nonna, fatta di Barbie e giochi di plastica anni '50. Sul tavolo riconosco la custodia della cassetta del cartone "il principe d'Egitto". C'è odore di soffitta e la penetrante colonna sonora di un film francese in televisione copre la voce delicata di Madeleine. Indossa un vestito verde infermiera ed un cardigan di lana rossa; i suoi capelli corti, grigi e lisci incorniciano il suo viso morbido, bianco, stanco. Madeleine ha gli occhi azzurro ghiaccio, di quelli che se li fissi per un po' ti viene da lacrimare. Si rivolge a noi con un francese sofisticato. Ad un certo punto Madeleine si alza dalla poltrona, lentamente per via di un problema alle caviglie, e scompare nella stanza accanto. Suor Marie-Jeanne approfitta della sua assenza per paragonarla ad una grande mamma. Madeleine ha aperto la sua casa di Tsiro a sette bambini diversamente abili e da 24 anni contribuisce al mantenimento di una scuola che ospita 400 bambini e ragazzi che necessitano assistenza. Domani mattina, alle 9:30, io e Roberto visiteremo la scuola.
È ormai pomeriggio, ma il sole ancora alto mi costringe ad aggrottare le sopracciglia mentre esco dal cancello del Liceo Cattolico di Tsiro.
<>: è un bimbo piccolo, con gli occhi neri e una maglietta rossa con la stampa di un coccodrillo verde che mi ricorda le illustrazioni di Nicoletta Costa. Mi accovaccio e arriccio il naso: <>. Non appena mi presento, un esercito di bambini investe me e Roberto. Tra un Je m'appelle e l'altro colgo il nome di Jacqueline, una ragazzina di 12 anni che decide di divertirsi sciogliendomi i capelli. Una ventina di bambini mi circondano, mi fanno sedere per terra e in un attimo i miei cheveux sono suddivisi in tante piccole treccine.
Mi sento giullare come quando facevo l'animatrice al miniclub di Cesenatico, ma con una piccola differenza: questi bambini non stanno con me per noia o perché indosso una buffa maglia gialla con scritto "Staff Animazione". Forse hanno deciso di trascorrere una mezz'ora con me perché ho un viso nuovo e dei capelli perfetti da annodare perché troppo lisci e sottili (anche se ora che sto tentando di sciogliere le treccine non sembrano più tanto lisci... ).
Ora penso a Madeleine, che ha avuto il coraggio di spalancare le porte delle case di Tsiro e ha donato la sua vita per risolvere un problema. Io purtroppo non vedo un singolo problema, vedo soltanto delle conseguenze sfuocate di un problema di base che purtroppo non riesco ad identificare. L'amministratore diocesano Jean-Claude ci ha parlato di politica...
Ho deciso di rispettare la lentezza dei miei pensieri e ammucchiare domande senza risposte, ancora per un po'.
ANNA

lunedì 20 agosto 2018

Melodie, stelle, candele

19 agosto

Sono a casa quando vedo il grande portone di metallo socchiuso e all'interno lo svolazzare della veste azzurra della suora che tenta di sganciare il catenaccio. È quasi mezzogiorno; stamattina alle sette abbiamo lasciato Tanà, con la sua aria fredda e bagnata e il classico disagio del primo giorno: ora siamo a Tsiro. Qui dentro c'è aria di festa: nomi, baci (tre baci partendo dalla guancia destra) colori. Il pomeriggio è fatto di docce fredde, panni stesi al sole, profumo di sapone di Marsiglia, cesti ricolmi sulla testa, sorrisi imbarazzati, sole e mal di testa, zanzare e una lunga dormita: è un pomeriggio arancione con un tocco di blu. Mi sveglio con il buio pesto delle 18:02 e una melodia di vespri cantata da voci di giovani donne. La serata inizia ora: è fatta di stelle sconosciute, riso ed erbe, aria fredda e un momento tutto mio, a lume di candela.
Per la prima volta, dopo tanti mesi, socchiudo gli occhi e penso. Penso non in funzione di qualcosa che devo fare o per il rimorso di qualcosa che ho fatto, ma osservo come il mio respiro riesca a far danzare la debole fiamma che illumina la mia camera. Percepisco la lentezza del luogo in cui mi trovo: un ritmo dolce ed elegante, che cela però grande laboriosità. Le occupazioni che finora ho ritenuto "casalinghe" o superflue appaiono ora fondamentali. Voglio approfondire questo pensiero.
ANNA

Terra rossa e Riso

19-08-18 Eccolo di nuovo. Eccolo l'odore dell'Africa. È come se fossi ritornato a casa.
Le suore infatti mi hanno così accolto: come sei fossi uno di loro, un amico di sempre. "Roberto! Scout! Bienvenue!" Avevano anche un cartello con il mio nome.
Siamo saliti in macchina e siamo partiti per Tsiro. Alle 8 avevamo fame e abbiamo fatto colazione con il riso e dei piccoli pesci. Mancavano ancora 3 ore e Naina, il nostro autista, ha messo una musica simile al Kelele della Tanzania. Poi ha messo Bennato.
Nel retro della casa delle suore c'è un campetto di basket. Io ci sto in mezzo e sto scrivendo. La terra rossa è ovunque: ha già invaso il mio zaino e le scarpe.


20-08-18

Questa mattina abbiamo fatto un giro a Tsiro con Suor Marie Jeanne. Siamo stati in banca e abbiamo acquistato le SIM. Poi siamo andati a comprare le salsicce al mercato. Per le strade ci sono tantissimi polli, maiali e zebù. Ovviamente tutti morti, prossimi al macello e alla vendita.
A pranzo c'erano fagioli, salsicce, fagiolini e ovviamente riso. C'è talmente tanto riso che usano come bibita l'acqua con cui viene bollito.
Dopo pranzo siamo tornati al paese, io ed Anna. Al mercato c'era ancora molta gente, nonostante fossero le due del pomeriggio. Ci siamo fermati in una locanda, abbiamo preso una birra. Un tipo ha cercato di conversare con noi ma c'è stata solo qualche risata imbarazzata, visto che parlava solamente malgascio e noi non capivamo nulla.
Nelle campagne africane, tra le prime cose che noti nelle persone sono i piedi scalzi e sporchi. Dopo aver innaffiato per ore le rose nel giardino delle suore, anche io ed Anna avevamo i piedi sporchi e fangosi. Proprio come loro.

ROBERTO

mercoledì 15 agosto 2018

Iniziando a vivere Boma

E finalmente abbiamo iniziato le nostre attività a Boma! divisi in 2 gruppi abbiamo animato l'asilo ed esplorato la foresta arrivando stremati a fine giornata, sia per i sentieri equatoriali che per l'energia interminabile dei bambini.
Ci ha sorpreso il loro caloroso benvenuto nonostante le manine gelide e le scarpette un po' rotte: ci rimbombano ancora in testa le loro voci squillanti e la loro emozione davanti a un pallone (così è nato il gioco "palla scatenata") il pomeriggio è trascorso tra visite al villaggio, alla sartoria, a fare lo slalom tra moto impazzite, al saloon di bellezza ed a "aereosollarci" di terra rossa e smog.
Per i genitori: siamo serviti e riveriti ad ogni pasto, sempre accolti da piatti caldi dopo fredde giornate d'agosto (strano pensare che diremo di aver patito freddo in Africa).
E buon ferragosto anche se qui sembra più San Geminiano.
Ps. Avvistata pastiglia di Malarone nelle acque del fiume delle foreste tanzaniane, ma è tutto sotto controllo.

lunedì 13 agosto 2018

Un giorno di incontri


Allora, eccoci qua dopo un’altra intensa giornata a raccontarci quello che è successo . Inizialmente abbiamo passato un paio di ore a fare i biglietti per la foresta pluviale. Per passare il tempo abbiamo fatto un allenamento fra di noi a calcio per l’incombente partita (non giocata) che ci avrebbe dovuto aspettare contro gli scout di Iringa. Dopodiché  abbiamo avuto l’incontro con il vice vescovo del luogo, che ci ha spiegato il sistema scolastico della Tanzania. Abbiamo poi incontrato il gruppo scout maschile, che accogliendoci in una maniera molto calorosa ci ha colpito per il modo di fare molto spontaneo. Dopo un pranzo on the road (la strada viene chiamata massaggio dell’Africa, per via delle sue condizioni) siamo giunti alla scuola secondaria professionale Nyota-Ya Asubumi di Ilamba. I bambini della scuola ci hanno accolto con canti e risa e ci hanno detto i loro sogni futuri. Dopo un tortuoso percorso siamo finalmente giunti a Bomalang’ombe, dove le signore che gestiscono la casa hanno cucinato un tipico pasto per noi. Qui il cielo è un tripudio di stelle.
Ps: continuiamo a prendere il Malarone.

domenica 12 agosto 2018

Tanzania: scoprire una terra per ritrovare sé stessi


A tre giorni dall'inizio della nostra route, dopo 9 ore di aereo, un "afterino facile", 12 ore di pulmino con tanto di avvistamento di giraffe, elefanti, babbuini, antilopi, gazzelle, zebre e carcasse, siamo arrivati sani e salvi (a parte uno zaino) ad Iringa.
Durante il viaggio, abbiamo tutti notato quanto questo ambiente sia molto diverso da quello in cui viviamo ogni giorno.
Per esempio, parlando del tempo... pensate alle nostre tipiche giornate, frenetiche e piene di impegni... beh, dimenticatevele: qui è tutto "pola pola ", o come diciamo noi, "tola dolza".
Lungo tutto il percorso, infatti, abbiamo visto piccoli gruppi di persone che stavano semplicemente seduti di fronte alle loro baracchine o piccole botteghe a vendere i loro prodotti o a parlare e mangiare con i "vicini".
Parlando di oggi, la giornata in teoria sarebbe dovuta iniziare alle 7:30... in pratica, alcuni non hanno sentito la sveglia perché ci sono delle persone  che cantano per strada già delle 6 del mattino.
Qui, infatti, ovunque vai la musica c'è sempre.
Abbiamo poi partecipato alla messa locale, che si è tenuta alla cattedrale: è stata un'esperienza unica e speciale.
All'inizio tutti ci guardavano, scrutavano e studiavano... soprattutto i bambini, che sembravano quasi affascinati da noi.
Per la prima volta ci siamo sentiti "stranieri", "diversi", perché eravamo una piccola macchietta bianca in un mare coloratissimo; ci hanno, comunque, resi partecipi e ci hanno accolto calorosamente.
Siamo poi andati a fare la spesa al mercato, dove ad ogni metro si sentiva un odore diverso.
Sono stati tre giorni molto intensi, forse talmente tanto che dobbiamo ancora metabolizzare il tutto.
Questa sera riposo e domani si riparte verso Bomalang'ombe... A prestooooo!!!

Il Clan Ali Aperte