martedì 20 novembre 2012
L'Iniqua Distribuzione della Ricchezza
sabato 22 settembre 2012
Tecnologia InformAfrica
Patrick Muthui, del Centro per Anziani di Wajir (Kenya) |
John King'ori, del Centro per Anziani di Wajir (Kenya) |
Spinola Matamwa, della Bomalang'ombe Village Company (Tanzania) |
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Virgilio Kihwele, del CEFA Bomalang'ombe (Tanzania) |
lunedì 5 marzo 2012
Progetto Bomalang'ombe: una storia di reale sviluppo
Bomalang'ombe Project: a history of real development
sabato 1 gennaio 2011
domenica 26 dicembre 2010
Storia di Ordinaria Povertà

Qualche passante riconobbe il padre e portò la notizia alla famiglia che lo venne a prendere e riportare a casa. Quando lo videro, la mamma e i fratelli disperati gli chiesero dove aveva lasciato il piccolo. Egli, ritornato in sé, indicò il luogo. Joseph e la mamma corsero a cercare il piccolo.
A questo punto del racconto Joseph fa grande fatica a continuare: e’ sopraffatto dal dolore. Descrive suo fratellino con tanto amore: era bello, sano, allegro e intelligente. Lo abbiamo trovato riverso al suolo, morto. Le formiche legionarie, le siafu, ne avevano divorato i visceri.
Joseph dice con forza: “sister, quel giorno ho cominciato a odiare mio padre: per me lui era solo un animale della terra, di quelli che mangiano animali sotto terra. La mamma ha dovuto vendere tutti i nostri beni per pagare i debiti di mio padre. Siamo rimasti perfino senza casa. Mi sono ammalato e mi hanno portato nell’ospedale della città’. Lì il Signore mi aspettava per salvarmi. Una missionaria della Consolata che visitava gli ammalati mi ha visto in pericolo di morte e mi ha battezzato….Io sono sicuro che la Grazia di Gesù mi ha conquistato; tornato a casa ho cominciato a pregare e pian piano ho trovato la forza di perdonare mio padre e di insegnargli
Nel Centro Joseph è davvero una presenza buona, positiva e anche coraggiosa. E’ forte con i compagni che non fanno bene, li accompagna e se vede che le fanno troppo grosse ce li indica perché noi possiamo prendere i provvedimenti necessari per aiutarli a cambiare. Ne ha già salvati alcuni da comportamenti che avrebbero potuto portare serie conseguenze alla loro giovane vita.
Mi dice anche che sovente pensa con preoccupazione alla mamma, molto ammalata, che si trascina nel campo per coltivare un po’ di granoturco e verdure per tirare avanti e nutrire il padre disabile e i due figli che frequentano ancora la scuola. Joseph, quando trova un po’ di tempo libero dagli impegni del Centro, coltiva un campicello e ne vende il raccolto per pagare le spese di studio del fratello che frequenta le secondarie.
Quest’anno Joseph finisce la quarta classe e lascerà il Centro.
martedì 19 ottobre 2010
Turismo Responsabile a Bomalang'ombe
Di seguito una carrellata di fotografie scattate a Bomalang'ombe nel corso del viaggio di turismo responsabile organizzato da VolontariA e T-Erre lo scorso settembre.
domenica 11 luglio 2010
Udzungwa Scarp
La Riserva Forestale di Udzungwa Scarp è una delle maggiori aree forestali che coprono la catena dei Monti Udzungwa, situati nella Tanzania centro-meridionale. Essa copre una superficie di circa 220 km2 sul versante sud-orientale della catena montuosa. Insieme al Parco Nazionale dei Monti Udzungwa, che rappresenta la sua continuazione settentrionale, costituisce un’area protetta di eccezionale valore ecologico, biologico ed ambientale. I Monti Udzungwa infatti rappresentano una porzione dell’Arco Orientale, una serie di rilievi montuosi che anticamente costituivano un’unica catena che attraversava da sud a nord tutta la Tanzania per terminare in Kenya.
L’erosione che ha avuto naturalmente luogo nel corso di milioni di anni ha provocato una parcellizzazione dell’antica catena in tante “isole” di rilievi coperti di foresta ed ecologicamente separate le une dalle altre da profondi avvallamenti caratterizzati da clima ed altitudine profondamente diversi. In questo modo l’evoluzione delle specie di animali e piante è proseguita in ognuno di questi segmenti montuosi in modo autonomo, dando origine ad una estrema biodiversità concentrata in superfici relativamente piccole. E’ grazie al grande numero di nuove specie scoperte e ancora da scoprire che i Monti Udzungwa si sono meritati l’appellativo di “Galapagos d’Africa”.
Un aspetto importante dell’Udzungwa Scarp è che la sua foresta primaria si estende lungo le pendici delle montagne partendo da un’altitudine di circa 400 metri s.l.m., con un caratteristico paesaggio di savana, fino ad un’altitudine di 1900 metri s.l.m., con un clima completamente diverso caratterizzato da abbondanti piogge e freddo intenso. All’interno di questa ampia varietà di ecosistemi si sono evolute e differenziate centinaia di specie di animali e piante, oltre a tutte le specie che hanno colonizzato successivamente questi luoghi e che si possono trovare anche in altre aree.
Tra le specie animali che si possono trovare solo nell’Udzungwa Scarp, ed in particolare in una piccola zona della riserva, la storia più curiosa riguarda la “Rana mammifera” (Nectophrynoides asperginis), così chiamata perché è ovovivipara e cioè non depone uova ma dà alla luce girini vivi. Il suo habitat sono le cascate di Kihanzi, e perché il suo ciclo biologico si completi sono necessarie proprio la corrente e gli spruzzi delle cascate. Kihanzi è sito scelto nel 2000 per la realizzazione di un gigantesco impianto idroelettrico, costruito grazie ad un progetto della Banca Mondiale da 270 milioni di dollari . L’opera di presa dell’acqua avrebbe modificato il naturale corso delle cascate minacciando così la sopravvivenza della rana mammifera. Grazie al grande lavoro delle associazioni di ambientalisti e agli studi dei biologi è stato possibile modificare il progetto originario in modo da conservare una nicchia ecologica per le rane.
Udzungwa Scarp è straordinariamente ricca di anfibi e rettili unici di queste zone, mentre i mammiferi più diffusi sono cinque specie di primati (colobo rosso, colobo bianco e nero, la scimmia di Syke’s, galagoni, cercocebo di Sanje), iraci, leopardi (nella parte più bassa della foresta), piccole antilopi e numerose specie di piccoli mammiferi che abitano il sottobosco. Tra questi il più simpatico è sicuramente il rincocione, un toporagno-elefante caratteristico dell’Africa orientale. Una nuova specie di rincocione è stata scoperta recentemente dai ricercatori del Museo Tridentino proprio sui Monti Udzungwa.
http://www.repubblica.it/2006/05/gallerie/esteri/topo-tanzania/1.html
La foresta dell’Udzungwa Scarp è seriamente minacciata dall’attività umana e dall’espansione degli insediamenti che si trovano lungo i confini della riserva. Purtroppo lo status di Riserva Forestale non garantisce le stesse misure di protezione che difendono i Parchi Nazionali, per cui attività illegali di bracconaggio ed il taglio indiscriminato degli alberi della foresta fanno sorgere interrogativi e preoccupazioni in merito alla sopravvivenza di questo straordinario quanto fragile ecosistema.
Un modo per aumentare l’interesse nei confronti di questa Riserva potrebbe essere quello di pubblicizzarne lo sfruttamento nel contesto di progetti di Ecoturismo. Il Museo Tridentino di Scienze Naturali ha provato ad esplorare questa possibilità, purtroppo con modesti risultati. Infatti il trekking in foresta non garantisce la stessa spettacolarità di un safari (gli alberi fitti ostacolano la visione della fauna) ed è tutt’altro che ricco di comfort. In più, come se non bastasse, il governo tanzaniano, forse per evitare le invasioni (per altro improbabili) di turisti nelle aree protette, ha burocratizzato pesantemente l’accesso alle Riserve Forestali imponendo il pagamento di una quota giornaliera superiore a quella del parco nazionale da effettuare esclusivamente negli uffici di Morogoro, a centinaia di km cioè dall’ingresso in foresta.
Gli abitanti di Masisiwe millantano di riuscire a raggiungere Chita in 8 ore, ma se dovessi prevedere un trekking considererei tre giorni di cammino per completare il percorso.
Kihanga è il campo base a cui si sono appoggiate tutte le spedizioni esplorative dell’Udzungwa Scarp, dove cioè i ricercatori e i naturalisti hanno montato i campi in grado di ospitare loro e le attrezzature necessarie allo studio della foresta e dei suoi abitanti.
Kihanga non è altro che una minuscola radura in mezzo alla foresta pluviale, la cui caratteristica principale è quella di trovarsi in prossimità di una sorgente di acqua purissima e trasparente assolutamente potabile, che forma fra l’altro un laghetto ideale per lavarsi.
Come detto gli unici componenti della spedizione eravamo mia moglie ed io, guidati da un anziano abitante del villaggio di Masisiwe, Stephan Kayage, che la comunità locale ha scelto per guidare le spedizioni dei visitatori che desiderano inoltrarsi nella foresta.
Stephan non aveva scarpe ed il solo bagaglio era una tanica di pombe (alcolico ottenuto dalla fermentazione del mais), due canne da zucchero ed un machete. Tutto il suo sostentamento di due giorni di marcia era contenuto in questi oggetti.
Noi eravamo stracarichi, con abbigliamento tecnico, tenda, cibo e acqua in quantità. A noi le nostre provviste sono risultate decisamente scarse.
Non ci sono sfuggiti però i rumori della notte, le voci dei milioni di esseri viventi che popolano la foresta. Di giorno quest’ambiente sembra disabitato, ma di notte la vita esplode letteralmente. Siamo riusciti a registrare il verso dell’irace arboricolo, il cui gracchiare sovrasta tutte la altre voci notturne.
Ci piacerebbe un giorno, forti dell’esperienza accumulata, completare il tragitto fino alla pianura del Kilombero, fino a Chita. In quell’occasione però ci faremo accompagnare da dei portatori, gente allenata ed esperta che non conosce la fatica.
M.L.
domenica 16 maggio 2010
Un Diritto Negato
lunedì 30 novembre 2009
Il progetto Kilolo
Il settore scelto per segnare questo passaggio è l'agricoltura, dal momento che consente di raggiungere un ampio numero di beneficiari e perchè incide direttamente sul reddito del 90% delle famiglie tanzaniane.
Questo progetto è realizzato dal CEFA Onlus con il sostegno tecnico ed economico del Consorzio delle Buone Idee di Bologna.