mercoledì 23 febbraio 2011

Wajir Day Care Centre for Grannies

Day Care Centre for Grannies (DCCG) was founded by Sr. Teresanna Irma Fornasero, a sister for Christian community, in 1985. It is located in Wajir, 730 Km from Nairobi (the capital city of Kenya) and 100 Km from Somali boundary. It is an arid area with scarce rain, pasture and food for human consumption. Due to harsh weather conditions, diseases and famine, the inhabitants who are traditionally nomadic pastoralists have been resolving to a settled lifestyle. They face the challenges of getting reliable and sustainable means of earning their livelihood.

Most of the inhabitants continue to keep livestock as main source of incomes. Due to extreme climatic condition they must cover long distances in search of water and good pastures. This mostly affects the aged since they are not strong enough to walk for several days. As a result most of the aged get abandoned by their families and relatives hence increasing the number of dependant grannies.

DCCG seeks fund to help them and to create opportunities for the aged of Wajir to participate in their own journey towards self reliance. Due to high level of poverty, large house hold, drought and changing lifestyle, these grannies have been subjected to dependency on relief services and charitable aid. Most of them however find this life of dependency unreliable and unfulfilling.

HIV has greatly contributed to the needs of the aged because a granny is left with a number of orphans to cater for. Afterwards, the dependant population is getting higher. This implies that a lot of resources are used to provide food and water. This situation put a lot of pressure on the resources available for households that could have been used for investment and capital formation. DCCG hence found necessary to help the aged to meet their daily needs. It empowers the aged to attain self reliance through home visits, food ration distribution, cash handouts, provision of health assistance, huts maintenance, provision of shelters.

To allow the aged to reach the self-reliance, DCCG has been mainly focused on income generating activities such as small table businesses, local chicken rearing, firewood selling, goat farming, firewood selling and grass mat weaving.
The Centre is currently helping 209 beneficiaries with different degrees of poverty and needs.
Decreasing the rate of dependency change the lives of the aged and the one of the whole community. The named activities require less manpower and keep them active hence encouraging self reliance. This is the reason why we are always convinced that the project makes a huge difference in the lives of the aged compared to other areas in this arid land.

STAFF OF THE PROJECT:

Project Coordinator: Fr. Pedro Gonzalez

Project Treasurer: Mr. Patrick Muthui

Project Organization Secretary: Mr. John King’ori


FOR DONATIONS AND FURTHER INFORMATION:

wdaycarecentre@yahoo.com

associazionevolontaria@gmail.com

lunedì 14 febbraio 2011

Messe Africane

Quando in Zambia partecipai alla mia prima messa africana non ero assolutamente preparato a ciò cui stavo per assistere. Era una domenica del luglio 1998 ed il luogo in cui si sarebbe svolta la mia prima celebrazione domenicale fu un compound (la baraccopoli zambiana) di Ndola. A parte la lunghezza della funzione, che da noi sarebbe stata eccessiva anche per il Natale o la Pasqua, ricordo nitidamente due sensazioni che sono stampate a fuoco nella mia memoria. La prima è lo sbalordimento per la folla che si mise in fila al momento dell’offertorio. Ci trovavamo senza dubbio in uno dei luoghi più poveri della Terra eppure anche le persone che sostavano all’esterno della Chiesa entrarono per donare qualche soldo. La seconda sensazione è la vergogna di non essere stato fisicamente in grado di reggere il ritmo della funzione. Il pavimento era in cemento grezzo e le panche altrettanto, eppure l’assemblea rimaneva inginocchiata su queste superfici spigolose per una lasso di tempo che equivaleva ad un supplizio insopportabile per le mie ginocchia. Danza, in piedi, in ginocchio, danza, in ginocchio, in piedi… ad un certo punto ho mollato e sconfitto mi sono seduto a riflettere sulla debolezza del mio fisico viziato da agi, cibi e igiene.
l secondo impatto con la messa africana e arrivato molti anni dopo a Wajir, nel nord-est del Kenya. Qui partecipare alla messa è un vero e proprio atto di eroismo. L’esterno del muro di cinta della parrocchia è butterato di colpi di artiglieria ed il Cristo in croce che sovrasta l’altare è privo di braccia, spezzate nel corso di un’ondata di fanatismo anticristiano. A Wajir il 99% della popolazione è di etnia somala dunque di religione musulmana e gli unici cattolici presenti sono i kenyani “immigrati” al nord che lavorano negli uffici pubblici, nella polizia e nell’esercito. La regione è tutt’altro che stabile, e saltuariamente durante la celebrazione musulmana del venerdì qualche mullah esaltato incita i fedeli ad invitare i cristiani rimasti ad andarsene. Tutto questo contesto però rimane fuori dalla Chiesa, e l’allegria della messa, i canti e i balli non sono meno festosi di qualunque altra parte del Kenya.

In Tanzania ho preso parte a numerose messe, addirittura a diversi matrimoni (tra cui il mio). Non è descrivibile il clima di festa che accompagna la domenica. Nel mondo occidentale abbiamo dimenticato il significato della domenica e del perché non si lavora e non si va a scuola.

Voglio invece raccontare, anche in questo caso, due emozioni che ho rubato alle messe tanzaniane e che mi fanno ancora sorridere mentre le descrivo.

Le messe venivano sempre celebrate dai catechisti dal momento che la parrocchia era molto grande, i villaggi numerosi e l’unico prete era quindi costretto a celebrare messa a rotazione nelle varie comunità. Il giovedì mattina padre Moises, grazie ad una convergenza di impegni, riusciva comunque all’alba a celebrare messa a Bomalang’ombe. Quando iniziava la messa era ancora buio, e nei mesi invernali sugli altipiani della Tanzania può fare veramente freddo. Eppure nella notte molte persone, in particolare donne giovani ed anziane vestite di pochi stracci, venivano a ricevere l’Eucarestia nonostante l’ora ed il freddo. Durante la messa erano più numerosi gli sternuti e i colpi di tosse che le parole, eppure vedevo in quelle occasioni delle prove di Fede cui molti, anche in Vaticano, dovrebbero assistere.

Tutti i pomeriggi, al termine del lavoro, mi recavo a tirare due calci al pallone nel campo adiacente la chiesa. Si giocava fino al calar del sole e a volte anche oltre. Le nostre partite di calcio erano allietate dai canti che il coro quotidianamente provava, e a bordo campo un catechista insegnava ai bambini i passi dei balli da eseguire nel corso della messa. Confesso che a volte, durante il crepuscolo correndo dietro ad un pallone ed ascoltando le musiche celestiali che provenivano dalla chiesa, mi sembrava di giocare in Paradiso.

M.L.