giovedì 28 febbraio 2013

Gli Angeli di Leakey

Poche persone hanno avuto un impatto sullo studio delle origini dell’uomo maggiore di Louis Leakey. Nato da genitori missionari in Kenya nel 1903, si laureò a Cambridge nel 1925 in archeologia e antropologia per poi tornare in Africa orientale a condurre diversi progetti di ricerca. Nonostante fosse un fervente cristiano, sostenne fin dagli inizi la teoria evoluzionistica darwiniana, maturando la convinzione che i primi uomini avessero mosso i loro passi in Africa. Nel 1936 sposò Mary Douglas Nicol, una illustratrice scientifica, che divenne sua inseparabile compagna di lavoro e fatiche nei diversi siti di scavo. La scoperta che consegnò alla storia il nome dei Leakey risale al 1950, quando nella gola di Olduvai nell’attuale Tanzania la coppia rinvenne un cranio fossilizzato di Zinjanthropus, un ominide che visse 1,75 milioni di anni fa. Nel corso della sua attività Louis Leakey inaugurò numerosi filoni scientifici.
Uno dei più importanti fu lo studio dei grandi primati, per svolgere il quale Leakey scelse tre donne, a suo modo di vedere più sensibili e recettive degli uomini nell’instaurare un legame empatico con i primati.  La loro giovane età le rendeva inoltre adatte
ad affrontare queste ricerche totalmente libere da condizionamenti accademici. Fu così che Jane Goodall venne mandata in Tanzania a studiare gli scimpanzé, Diane Fossey in Rwanda a studiare i gorilla di montagna e Birutè Galdikas in Indonesia a studiare gli orangutan.  A quarant’anni dalla morte di Leakey queste tre donne hanno rivoluzionato diverse discipline fra cui la primatologia e l’etologia, ma soprattutto hanno segnato la storia dell’impegno conservazionistico mondiale. Jane Goodall iniziò la collaborazione con Louis Leakey nel 1957, lavorando insieme a lui al museo di scienze naturali di Nairobi e partecipando agli scavi nella gola di Olduvai. Nel 1960 Leakey le comunicò l’intenzione di mandarla nella Riserva di Gombe Stream (oggi Parco Nazionale) in Tanzania a studiare gli scimpanzé. Fino ad allora pochissimi studi erano stati condotti su questi animali, e i risultati ottenuti erano stati sempre scarsi. Infatti le numerose equipe di ricercatori disturbavano il comportamento dei primati alterando quindi le osservazioni che potevano essere raccolte.
Leakey stimò che la Goodall possedesse il temperamento e la pazienza necessarie ad avviare uno studio di lungo termine in condizioni di isolamento nella foresta insieme agli scimpanzé. Nel 1960 Jane aveva 26 anni. Con costanza e caparbietà, Jane si recò ogni mattina nei luoghi dove gli scimpanzé erano soliti cercare il cibo, e progressivamente essi si abituarono alla sua presenza. Grazie all’ osservazione regolare di questi animali Jane ha potuto abbattere diverse convinzioni relative al comportamento di questi animali. 
La principale scoperta fu che gli scimpanzé erano in grado di fabbricare con assoluta maestria utensili partendo dai rametti degli alberi che trovavano nel sottobosco allo scopo di snidare le formiche all’interno dei formicai. Fino ad allora la comunità scientifica era convinta che soltanto l’uomo fosse in grado di realizzare un attrezzo partendo da un materiale grezzo. Ella scoprì inoltre che gli scimpanzé erano in grado di combattere vere e proprie guerre fra gruppi di lunga durata, che i vari individui possedevano distinte personalità e che erano capaci di provare emozioni, svolgere rituali amorosi e di stringere duraturi legami con gli altri membri della propria famiglia. Nel corso di 45 anni di attività Jane Goodall ha fondato il Jane Goodall Institute (1977), pubblicato diversi libri, ricevuto oltre venti dottorati onorari e innumerevoli riconoscimenti da parte di università e istituti di ricerca. Oggi la sua battaglia principale è quella di sensibilizzare la popolazione mondiale all’importanza fondamentale che la tutela del patrimonio naturale riveste per il futuro della nostra specie.
 Nel 1963 Leakey incontrò un’altra donna straordinaria, animata da una passione e una determinazione pari a quelle che infervoravano la giovane Jane Goodall. Quella donna era l’americana Dian Fossey. Nel 1967 Dian Fossey si stabilì al Centro di Ricerca Karisoke sui monti Virunga, in Rwanda. Dopo aver conosciuto Jane Goodall ed appresi i suoi metodi per lo studio delle grandi scimmie, decise di applicarli ai gorilla di montagna, una delle specie più minacciate del pianeta. In pochi anni riuscì a farsi accettare e a stabilire una relazione di fiducia con quattro gruppi di gorilla. Tutto la sua attività di ricerca fu divisa tra lo studio dei gorilla e la lotta ai bracconieri. Nel 1977 fu ucciso l’esemplare verso il quale la Fossey aveva stabilito il legame più forte, che aveva chiamato Digit per una malformazione ad un dito. Questo avvenimento la cambiò profondamente, trasformandola in una vera e propria combattente a difesa dei gorilla di montagna. Nel 1983 pubblicò il suo libro più famoso, “Gorilla nella nebbia”, da cui sarebbe stato tratto un film di grande successo. Tre anni prima dell’uscita del film Dian Fossey fu trovata morta nella sua abitazione presso il Centro Karisoke, distesa sul letto e con la testa squarciata da un colpo di machete. Dian Fossey oggi riposa nella sua tomba scavata vicino al luogo in cui è stata uccisa, a fianco del suo amico Digit. La Fondazione a lei intitolata continua il suo impegno per la salvaguardia dei gorilla di montagna.
Il terzo angelo di Leakey, la tedesca Birutè Galdikas, fu inviata nel 1971 nella Riserva Tanjung Puting nel Borneo indonesiano. Birutè stabilì nella giungla una base operativa che poteva essere raggiunta esclusivamente in canoa e la chiamò, in onore del suo mentore, Camp Leakey. A differenza di scimpanzé e gorilla gli orangutan sono animali solitari e si muovono di continuo all’interno dell’intrico della giungla. Nel suo libro” Reflections of Eden” Biruté racconta che prima di studiare il comportamento degli orangutan, è necessario trovarli. Per questo loro comportamento schivo gli orangutan erano, prima dell’arrivo di Biruté, i grandi primati meno conosciuti. La Galdikas ha creato, nel corso degli anni, un Centro per il Recupero degli orangutan resi orfani dalla deforestazione operata dall’uomo. Questo suo impegno è raccontato nello splendido documentario “Born to be Wild”. Oggi Biruté Galdikas è considerata una delle principali esponenti mondiali dell’impegno conservazionistico nei confronti delle foreste pluviali asiatiche.

Questo post è stato tratto dall’articolo “Leakey’s Angels” pubblicato sul numero di dicembre 2012 di Africa Geographic.

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