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sabato 26 novembre 2022

Sete di giustizia


Si è investiti immediatamente dai problemi della gente di Wajir , non è necessario un tempo lungo per comprenderli. Da anni non piove in maniera significativa, l'acqua è una risorsa scarsa e quindi molto preziosa. Trovare il cibo con cui sfamarsi, per la maggioranza somala della popolazione, è una lotta quotidiana che non sempre viene vinta. Non c'è lavoro e quindi fonti di reddito. "Ninasukuma maisha" - racconta Bilai "trascino la vita come posso". L'istruzione è la strada più efficace per cambiare il corso della vita di sé e della propria famiglia. Purtroppo il circolo vizioso della povertà la rende inaccessibile per molti, troppi. Coloro che riescono a trovare i soldi per frequentare la scuola sono costretti a sedersi sulla sabbia fissando una lavagna appoggiata ad un albero, perché le scuole hanno un tragico problema di infrastrutture. L'istruzione pubblica è scarsa, quella privata è molto costosa. Un enorme numero di diversamente abili cerca un posto nella società. Questa parte incredibilmente grande della popolazione è alimentata dalla malnutrizione delle madri, dalle mutilazioni genitali femminili, dalla consanguineità.

Gli anziani non autosufficienti sono una zavorra della quale le famiglie faticano a farsi carico; per questo molti sono abbandonati a sé stessi, soli a fare i conti con la propria fame e sete.


La vastità di questi problemi è schiacciante e una disperata impotenza si impadronisce di noi, al nostro arrivo. Eppure una piccola luce di speranza viaggia con noi grazie alla diocesi di Forli-Bertinoro, alle  persone  e alle associazioni che formano il Coordinamento Diocesano per Wajir e che rappresentiamo in questo viaggio. Il coordinamento è ispirato dalle opere sante di Annalena e guidato dalla memoria di Don Mino. Sono trascorsi tre anni dall'ultima visita a Wajir e i frutti di ciò che è stato realizzato attenuano il senso di impotenza e ci spingono a continuare la nostra testimonianza di fraternità. I pozzi scavati donano acqua a tante famiglie, che ringraziano commosse per il dono ricevuto. Le aule della scuola primaria e dell'asilo parrocchiale ospitano tanti bambini che ora hanno l'opportunità di studiare in un ambiente dignitoso. Il sostegno a distanza rivolto a decine di ragazzi che vivono nel bisogno è la speranza per le loro famiglie, ma soprattutto è l'orgoglio di genitori che vedono davanti ai loro figli un futuro sicuro. L'assistenza portata dalle suore del centro di riabilitazione e dalle scuole - primaria e secondaria - per sordi rappresenta una fondamentale opportunità di emancipazione e crescita personale per centinaia di bambini diversamente abili.


Il progetto di contrasto agli effetti della siccità che ha portato alla distribuzione di venti sistemi di irrigazione ci impressiona per i suoi risultati. Là dove tutto è sabbia riarsa dal sole, compaiono appezzamenti verdi e rigogliosi, dove gli agricoltori possono produrre cibo per le famiglie e per il bestiame. Le distribuzioni di alimenti condotte nel corso di questo lungo periodo di carestia hanno permesso di sopravvivere a tanti indigenti, soprattutto anziani non autosufficienti. La visita alle famiglie dei più poveri che i volontari della parrocchia conducono rappresenta un momento indispensabile di relazione e di incontro.

Abbiamo la sensazione che la strada sia quella giusta. Si è formato un gruppo di lavoro in Italia ed è nato un gruppo di lavoro a Wajir per amministrare e garantire le opere che pensiamo insieme. I problemi sono schiaccianti ma intendiamo camminare insieme a queste persone per alleviare le loro sofferenze all'insegna del volto più luminoso della Carità cristiana, quello che ci hanno mostrato Annalena e Don Mino. 


Mariaserena, Sauro, Michele

martedì 14 giugno 2022

Siccità e Carestia nel Corno d'Africa

Nel 2011, la Somalia ha vissuto una devastante carestia che ha ucciso oltre un quarto di milione di persone, metà delle quali bambini di età inferiore ai cinque anni. La comunità internazionale non è riuscita ad agire in tempo, nonostante i ripetuti avvertimenti della crisi imminente.

Poco più di un decennio dopo, i leader mondiali agiscono ancora una volta tardi e in misura insufficiente per scongiurare la carestia catastrofica che si è abbattuta in Africa orientale. 


L'attuale crisi nel Corno d'Africa va avanti da più di due anni. La siccità indotta dal repentino cambiamento climatico si è abbattuta con una crescente intensità negli ultimi dieci anni.

Eppure, la regione è una delle meno responsabili della crisi climatica, emettendo lo 0,1% delle emissioni globali di carbonio.

Quasi la metà del bestiame nell'Africa orientale è morta. Il numero di persone che affrontano la fame estrema in Etiopia, Kenya e Somalia è più che raddoppiato rispetto allo scorso anno, da oltre 10 milioni a oltre 23 milioni di oggi.

Questo lunghissimo periodo di siccità è stato interrotto solamente da brevi precipitazioni di entità estrema, scatenando alluvioni che hanno reso ancor più difficile la vita delle persone senza permettere un utilizzo graduale e prolungato dell’acqua.

In Kenya la siccità ha causato un calo del 70% della produzione agricola e 3,5 milioni di persone affrontano una fame acuta. Il conflitto in Ucraina ha peggiorato ulteriormente la situazione, portando i prezzi dei generi alimentari, già in aumento, al livello più alto mai registrato, rendendo il cibo irraggiungibile per milioni di persone.

Il coordinamento diocesano per Wajir mantiene i riflettori accesi su ciò che accade in questa regione, rimanendo aggiornato in tempo reale dalle realtà caritatevoli locali che sostiene da molto tempo. Nella contea di Wajir, nell’estremo nord-est del paese al confine con la Somalia, vivono quasi 800.000 persone, il 94% delle quali vive in povertà estrema. Da alcune settimane riceviamo notizia di bambini ricoverati negli ospedali in grave stato di malnutrizione. Molti di loro purtroppo non ce l’hanno fatta. Il coordinamento diocesano continua ad aiutare la popolazione di Wajir attraverso azioni a breve e medio termine. Siamo impegnati a far fronte alle necessità contingenti di tanti beneficiari che hanno necessità immediata di cibo ed acqua. Attraverso azioni mirate all’incremento delle produzioni agricole e della capacità di stoccaggio di acqua tentiamo inoltre di aumentare la capacità di adattamento della popolazione alla siccità, che è divenuta ormai una condizione costante nel Corno d’Africa.

associazionevolontaria@gmail.com


lunedì 18 giugno 2012

Essere Bambini a Wajir

Propongo due brevi reportage trasmessi alcuni mesi fa da una televisione kenyana. Raccontano storie di bambini, e attraverso esse testimoniano cosa significhi vivere a Wajir.
Il primo video mostra la difficoltà dell’approvvigionamento idrico durante la siccità verificatasi alla fine del 2011 in tutto il Corno d’Africa. Spesso il rifornimento dell’acqua è affidato ai bambini, che sono costretti a percorrere fino a 25 km per raggiungere il punto di abbeverata più vicino. E’ questo il caso di Ayub Mohammed al quale a soli 7 anni spetta la responsabilità del trasporto dell’acqua e quindi della sopravvivenza della madre e dei fratellini.

Il secondo video racconta la storia di un ragazzo ipovedente, Mohammed Abdikerr, e delle difficoltà che incontra a scuola a causa della sua menomazione. Anche i cinque fratelli mostrano i sintomi della malattia agli occhi di Mohammed, ma a differenza sua non vanno a scuola. Ma le immagini documentano anche le condizioni della scuola di Mohammed, dove cinquecento ragazzi sono gestiti da solamente quattro eroiche insegnanti.

sabato 10 settembre 2011

Siccità

Ahmed dice che la loro poesia narra spesso il dramma e la distruzione di clan che, attraversando un deserto, non sono riusciti a raggiungere un pozzo. Queste tragiche spedizioni durano giorni e perfino intere settimane. Per prime muoiono le capre e le pecore: senz’acqua non resistono più di quattro o i giorni. Poi viene il turno dei bambini. “Poi i bambini” dice Ahmed, senza aggiungere altro: né come reagiscano madri e padri, né come si svolgano i funerali. “Poi i bambini” ripete, e tace di nuovo. Fa così caldo che anche parlare è uno sforzo. E’ appena passato mezzogiorno, non si respira. “Poi muoiono le donne” riprende dopo una pausa. “I sopravvissuti non possono fermarsi; se si fermassero per ogni morto non arriverebbero mai al pozzo. Una sola morte se ne porterebbe dietro tutta una serie. Il clan in cammino sparirebbe durante il viaggio e nessuno riuscirebbe più a stabilire dov’è finito.”
[…] “Gli uomini e i cammelli resistono un po’ più a lungo. Un cammello può stare anche tre settimane senza bere, pur continuando a camminare per più di cinquecento chilometri. Per tutto questo tempo le cammelle conserveranno qualche goccia di latte. Queste tre settimane sono l’estremo limite di vita di uomini e cammelli qualora restassero soli al mondo.” “Soli al mondo!” esclamò Ahmed e nella sua voce risuonò lo spavento, poiché l’essere soli al mondo è esattamente quello che  un somalo non riesce ad immaginare. Uomini e cammelli avanzano alla ricerca di un pozzo con l’acqua. Camminano sempre più piano, sempre più a fatica, dato che il terreno che percorrono è costantemente esposto al sole. All’intorno tutto avvampa, brucia, ribolle: pietre, sabbia, aria. “Uomini e cammelli muoiono insieme” disse Ahmed. “Succede quando le mammelle delle cammelle diventano vuote e screpolate e l’uomo non trova più latte. Di solito uomini e animali hanno ancora la forza di trascinarsi fino all’ombra. E così infatti vengono ritrovati dopo morti: all’ombra o dove gli era parso che ce ne fosse”.
[…] “Siamo fatti così” dice: non con rassegnazione, ma con una sfumatura di orgoglio. La natura è qualcosa che è inutile contrastare o tentare di correggere e di cui non ci si libera. La natura è data da Dio, quindi è perfetta, come pure sono perfetti la siccità, le calura, i pozzi prosciugati e la morte durante il cammino. Se non ci fossero non conosceremmo la voluttà della pioggia, il sapore divino dell’acqua e la dolcezza vivificante del latte. Le bestie non godrebbero l’erba succosa, il profumo inebriante dei prati. L’uomo non saprebbe che cosa significhi bagnarsi in un ruscello di acqua e fresca e cristallina. Non si renderebbe conto di che paradiso siano queste cose.

Testo tratto da “Ebano” di Ryszard Kapusckinski. Le fotografie sono state scattate dai ragazzi del Day Care Centre for Grannies di Wajir, e documentano la terribile siccità che sta colpendo il corno d'Africa.