venerdì 11 agosto 2017

L'ingegnere perde la logica

La sveglia suona presto accompagnata dallo scroscio di una pioggia del tutto tipica della stagione umida, peccato che siamo nella stagione secca. Dobbiamo andare a visitare la diga e la centrale idroelettrica a piedi, un po’ di strada finalmente. Il tempo ovviamente non è dei migliori ma con un buon the caldo e qualche fetta di pane per pranzo partiamo. Questa terra ti sorprende, è verde, piena di campi coltivati, di fiori e piante bellissimi, di ragni giganti e rane mignon, camminiamo in mezzo al granoturco alto più o meno un Lollo e mezzo, attraversiamo acquitrini e arriviamo prima alla diga e poi alla centrale. Due bocconi, qualche spiegazione, un po’ di domande ed è già tempo di
partire per tornare a casa. Stasera è una grande festa, cena con tutti i lavoratori e poi falò e veglia alle stelle, ci aspettano la croce del sud, la via lattea, lo scorpione e qualche strana nebulosa globulare. Ieri sera ci siamo un po’ rovinati la sorpresa, ma quando ci ricapita di vedere tutte queste costellazioni dell’emisfero australe?

Le giornate qui corrono veloci, sveglia lodi colazione scuola o animazione pranzo riposo vespri cena e poi tutti insieme per condividere come abbiamo vissuto la nostra giornata. Le giornate sì sono veloci, le emozioni no. No perché quelle mi rimangono dentro e il giorno dopo sono più forti di quello prima, ti entrano dentro e pesano come un macigno sul cuore. Sono qui sull’erbetta davanti al nostro ingresso, è pomeriggio tardi, aspetto i vespri delle 18:00, tira vento (qui sì che fa freddo, ve ne portiamo un po’ magari), leggo un libro, un libro che sa d’Africa e che qui assume sfumature tutte incredibili. Parla di terra rossa, di bianchi che si relazionano con gli africani e dei gesti più semplici che si possano vedere. Cavolo, zio sapevi proprio perché regalarmelo prima di partire. Qui è tutto una scoperta, una meraviglia per gli occhi ma soprattutto per il cuore. In questi giorni ho provato emozioni di leggerezza e spensieratezza che ella nostra vita frenetica non è nemmeno possibile pensare. Non esistono problemi, non ci sono, HAKUNA SHIDA direbbero. Ed è proprio vero, passo le giornate a salutare bambini cercando di ricordare i loro nomi, a vivere la loro terra, a riempirmi gli occhi dei loro “ciao” fatti con quelle manine gelide per il freddo, a meravigliarmi perché camminano scalzi, a indovinare chi sta tossendo perché qui è sempre un concerto di colpi di tosse. Mamma sai qui troveresti pane per i tuoi denti, tutti raffreddati e pieni di tosse, loro sicuramente ascolterebbero più di me e ti darebbero molta più soddisfazione…ma anche tu impareresti tanto. A messa tutti starnutiscono, tossiscono e chissà quanti altri eserciti batteriologici si annidano nelle loro mani, ma…hakuna shida! Un attimo dopo sono assalita da mandrie di bambini che vogliono darti la pace e vorrei avere più di due mani per poter stringerla a tutti, ti guardano con quegli occhi neri, così profondi e quei sorrisi così bianchi e grandi che non so davvero come spiegarvelo ma rapiscono. Stanno passando i bambini qui davanti a me, vanno verso la chiesa e come al solito urlano “ciao” e “tomorrow”..faccio un cenno con la testa, ieri avrei pensato “sì domani per fortuna siamo ancora qui e potrò stare con loro”, ma oggi? Oggi è il nostro ultimo giorno qui a respirare  polvere rossa, ad ascoltare i canti euforici di chi ha una fede tanto profonda, a vivere cos’è la condivisione e la semplicità delle emozioni. Non lo accetto, non può e non deve essere l’ultimo, che sia forse una partenza?

Quando a novembre siamo partiti con il progetto, beh diciamo che la strada si è presentata in salita, genitori ragazzi amici che non credevano forse fino in fondo in questa cosa, ci davano dei folli, ma citando un meraviglioso Pirandello (la zia Vale sarebbe orgogliosa di me).. “trovarsi davanti ad un pazzo sapete che significa? Trovarsi davanti a uno che vi scrolla dalle fondamenta tutto quanto avete costruito in voi, attorno a voi, la logica di tute le vostre costruzioni”. E sapete dopo dieci giorni chi è il vero pazzo? L’Africa. L’africa ti scopre lentamente, lo fa con la calma che contraddistingue tutti i suoi abitanti, e piano piano ti scalda quel piede che ti ha appena scoperto, lo fa con gentilezza e premura, non vuole nulla in cambio ma lei ti dà tantissimo. Mattone dopo mattone fa crollare le costruzioni che mi sono idealizzata, quella razionalità e perfezione con cui convivo a casa, qui puff volatilizzate. Vi garantisco che per un ingegnere perdere la logica delle cose è terribile, ma qui è tutto sorprendentemente imperfetto. Eppure, nella sua completa imperfezione è così meraviglioso. Io Carmel la Chiara e i ragazzi giorno dopo giorno abbiamo imparato a vivere questa terra, i suoi abitanti e i suoi modi di fare. Tutto viene a mancare, anche le certezze più assolute, è un crollo psicologico fortissimo, perché è tutto fuorché quello che mi immaginavo. Questa terra ti scopre e ti fa conoscere, conoscere se stessi e le proprie debolezze, è una terra rispettosa e piena di dignità, non chiede non pretende ma offre. I suoi abitanti, la sua natura, i suoi abbracci. Non chiedetemi cosa si prova a stare qui, perché anche a viverlo è sorprendente.

Forse è l’uomo troppo razionale che ha paura di essere folle, io sicuramente, ma grazie grazie anche a voi ragazzi perché siete l’altra follia di questa Africa. Grazie di cuore, parte lo lascerò qui nelle mani e negli occhi di tutti quelli che ho incontrato.

Safari njema

E buona strada a tutti voi, che sia l’inizio di una cosa grandissima!
FEDERICA




8 commenti:

Elisabetta Costa ha detto...

In ogni periodo che viviamo lasciamo dietro di noi una traccia. Lasciamo che i cambiamenti avvengano per poter progredire sapendo che tutte le esperienze significative lasciano un'impronta nella persona che siamo oggi.
Un abbraccio a tutti!




Unknown ha detto...

Come al solito aspetto trepidante che scriviate ...eccovr ....eccoti Federica ...a te come a tutti i capi e a volontaria il mio ringraziamenti più sentito !! Io e mio marito abbiamo creduto sin dall'inizio che tutto ciò si potesse realizzare e senza alcun dubbio abbiamo permesso che Giorgio potesse fare questa esperienza . Ho immaginato che fosse così , ma leggerlo , leggervi mi emoziona e mi da i brividi !!! Ho letto tanto sull'Africa e sono felice per voi , davvero !!! Avete realizzato il vostro e il mio sogno !!! Fede sei eccezionale ...vedi come è stupendo sganciarsi dalla razionalità ? Grazie ancora e mille baci per tutti !!

Marina ha detto...

Una domanda sorge spontanea: di fronte a tale forza e grandezza della natura, immersi in tale profondità di emozioni...come avete fatto a giocare a maratone come al bagno di Lido di Classe? Fa parte anche questo della follia umana? Ancora grazie per le emozioni che ci regalare quotidianamente....

Unknown ha detto...

Grazie, grazie , grazie!!! Per continuare a metterti in gioco, per aver fatto provare queste emozioni ai ragazzi e di conseguenza a tutti noi a casa, per averci fatto conoscere questa realtà di vita che se non la si vede (anche di riflesso dai vostri occhi) non la si può immaginare. Continua a metterti in gioco e a cercare il giusto compromesso fra quello che avete vissuto e quello che c'è a casa.
Cristina

Unknown ha detto...

Ciao Federica. Devo, purtroppo dirti, che anche io ho fatto parte di quei genitori non convinti di questo progetto,non certo per mancanza di fiducia nei vostri confronti ma semplicemente perchè sono solo una mamma e come tale, avvolta, il più delle volte, da tante preoccupazioni,spesso infondate. Ora devo ammettere, anche con un pò di vergogna, che siete stati davvero molto bravi a cercare di convincerci e soprattutto a placare tutte le nostre ansie. Quindi un grazie di vero cuore per aver dato a Roby questa splendida opportunità che probabilmente o quasi sicuramente noi non gli avremmo mai potuto permettere. Non mi stancherò di ringraziarvi. Un forte abbraccio!

Antonio ha detto...

Ieri sera ho letto il tuo commento era tardi e non ho avuto voglia di scrivere qualcosa . Oggi ho riletto e tutto mi e' sembrato piu' chiaro: da pelle d'oca descrizione degna del miglior documentario di national geografic, ma con in più una grande personalizzazione ed umanita'. E' vero nessun problema, come nel film Il Re Leone", credevo fosse solo uno,slogan, ed ache se al ritorno i ritmi torneranno ad essere predominanti, nel tuo cuore porterai sempre un poco di buon senso e semplicità che fanno della vita un'esperienza meravigliosa ovunque si viva. Con l'augurio che anche i miei due uomini rientrino con tale bagaglio , ti abbraccio e godetevi i prossimi giorni

Anonimo ha detto...

Cara Federica, le tue parole sono un capolavoro di attenzione e sensibilità. L'Africa scompiglia le tue certezze e ti regala una nuova prospettiva per vedere il mondo che da ora in poi vi accompagnerà.Quando vi soffierete il naso penserete ai bambini moccolosi, quando vi allaccierete le scarpe penserete a chi andava in giro scalzo, quando andrete dalla parrucchiera vi verranno in mente le trecce africane, quando giocherete a calcio ripenserete ai campi di polvere dell' Africa, quando andrete a Messa rimpiangerete le gioiose Messe africane e quando vedrete alla televisione le barche che affrontano il Mediterraneo saprete da dove vengono e perché. Grazie per questa pazzia di cui avete ammorbato i ragazzi, spero sia la prima di una serie. Perdona chi, ritenendo l'impresa non tanto pazza, non vi ha sostenuto all' 'inizio nel convincere i dubbiosi. Alberto

Unknown ha detto...

Fede...l'umiltà quando si visita un paese altrui è la base per comprenderlo, farsi accettare, entrare in un mondo nuovo col piede giusto. E tu l'hai capito, tutti l'hanno capito, com'è chiaro dalle parole dei vari interventi del blog che ho letto ogni sera per rivedere col pensiero le sagome di quei baobab che vidi 17 anni fa e gli occhi di bambini felici per un nulla. E' un viaggio nuovo, appena iniziato quello, che vi porta in terre dove la gente è povera ma molto più ricca di noi in quanto a semplicità e sentimenti, un viaggio che per chi partirà con una lacrima che gli scorre lungo la guancia non finirà mai.

zio A.